I fondali dello Stretto di Messina

I fondali dello Stretto di Messina sono molto ricchi e differenti, la caratteristica che li rende così ricchi di biodiversità è data sicuramente in parte dalla presenza costante di correnti che favoriscono una continua ed efficace ossigenazione e dalla presenza di nutrienti che vengono continuamente spostati in orizzontale ed in verticale i quali danno la possibilità a tutti gli organismi di svilupparsi nel migliore dei modi. La notevole diversità di ambienti, in concreto favorisce la presenza di tutti gli organismi caratteristici del Mar Mediterraneo e di specie tipiche dell’Atlantico che qui (unico luogo di tutto il bacino) si insediano con facilità. Inoltre, la presenza delle correnti e le limitatissime dimensioni di questo peculiare tratto di mare, impediscono l’utilizzo di attrezzi da pesca che generalmente, in altre aree creano problemi ai fondali come ad es. lo strascico.
Lo Stretto di Messina presenta in alcune zone, in particolare nella parte centrale, i fondali si presentano rocciosi, profondi e ricchissimi di specie. Lungo le coste i fondali sono caratterizzati da rocce basse, grotto e dalla presenza di praterie di posidonia in alcuni casi veramente rigogliose come ad esempio avviene nella zona di Capo Peloro. Spesso i fondali a praterie e rocciosi sono intervallati da tratti sabbiosi o ciottolosi.
In questi fondali sono presenti tutte le specie di pesci,crostacei,molluschi,alghe del Mediterraneo ed inoltre, vi è la presenza dei cosiddetti “atlantismi” ovvero la presenza di specie di origine atlantica che trovano in queste acque le caratteristiche ideali per la loro sopravvivenza.
Di seguito vengono riportate le tre tipologie più classiche di fondali del Mediterraneo con le caratteristiche.


I Fondali
Fondali mobili:

Vengono definiti “mobili” tutti quei fondali costituiti da sedimenti non consolidati. Gli organismi bentonici che vi risiedono vengono fortemente influenzati dall’instabilità del substrato. E’ normale dunque che uno degli aspetti basilari per tali organismi sia la granulometria,ovvero le dimensioni delle particelle che costituiscono il sedimento.
Le particelle vengono distinte in funzione delle dimensioni in: ciottoli, sabbia, limo e argilla.
Nell'insieme, il sedimento viene classificato in base alle proporzioni tra le diverse porzioni granulometriche che lo compongono.
Dal punto di vista dell’origine, possiamo distinguere i sedimenti in:

SEDIMENTI TERRIGENI: Costituiti da particelle provenienti dalle terre emerse e trasportate in mare dai fiumi, dal dilavamento delle piogge o dal vento.

SEDIMENTI AUTOCTONI: Ovvero sedimenti che si sono formati direttamente in mare. Questi ultimi comprendono particelle dovute a precipitazione chimica e bioclasti, formati da frammenti di gusci e resti scheletrici. In particolare, le associazioni e le comunità legate alle conchiglie dei molluschi morti vengono definite tanatocenosi.
Generalmente, i sedimenti sono arricchiti da detriti di origine organica come resti di animali morti ed anche prodotti fecali sotto forma di “pellet”( piccole palline agglutinate).
Più i sedimenti si presentano fini e poco compatti e più difficile risulta l’insediamento degli organismi sessili i quali comunque possiedono apparati di ancoraggio capaci di penetrare il sedimento (ad es. i rizomi della Posidonia oceanica o la presenza del bisso nella Pinna nobilis).
Quando il sedimento si presenta più stabile e grossolano è possibile l’insediamento di organismi che vivono al di sopra di esso e che non hanno la necessità di “insabbiarsi” come ad es. le Oloturie o alcuni gasteropodi, dove questo è più fine, è possibile incontrare specie che vivono all’interno del substrato e che escono allo scoperto solitamente durante le ore notturne quando si spostano a caccia di prede , ad es. alcune specie di stelle marine, molte specie di crostacei e qualche specie di pesce. Molte altre specie, scavano delle nicchie comunicanti con l’esterno grazie alla presenza di cunicoli che garantiscono un continuo passaggio di acqua utile alla respirazione ed al nutrimento come ad es. avviene per i Policheti.

Fondali a prateria di Posidonia oceanica:

Le praterie di Posidonia oceanica rappresentano una biocenosi molto ben caratterizzata, foglie e rizomi danno vita ad un ambiente molto peculiare che funge da rifugio, luogo di pascolo e “Nursery Area” per moltissime specie.
Le foglie oltre ad essere la sede degli scambi metabolici della pianta, capaci di produrre circa 15l/m₂/giorno di O2 , offrono un supporto per centinaia di organismi e sono un’efficace ostacolo all’azione erosiva delle onde.
La complessità spaziale delle praterie di Posidonia oceanica e le relazioni che si stabiliscono tra gli organismi che ci vivono rendono questo ecosistema uno degli ambienti più produttivi della fascia costiera del Mediterraneo. Tra le caratteristiche ecologiche di questo ambiente, la più significativa è la stabilità, rappresentando lo stadio “climax” di serie successionali, questo significa che presenta tempi di recupero alti a fronte di disturbi esterni. Ovviamente la specie chiave di tale ambiente è la stessa pianta che grazie ai suoi apparati radicali e fogliari, rappresenta uno stabile supporto fisico e trofico per i numerosi organismi associati.
L’importanza fondamentale delle praterie di Posidonia oceanica nell’economia naturale degli ecosistemi marini costieri è ben nota e può essere riassunta nei seguenti punti:
• Consolidamento del fondo marino, grazie allo sviluppo di un efficiente apparato radicale e stolonifero.
• Riduzione dell’idrodinamismo, con conseguente mantenimento dell’equilibrio delle coste, grazie all’azione di smorzamento da parte della “matte” e dello strato fogliare che in particolare nel periodo autunnale, quando le foglie spiaggiate rappresentano un’efficace barriera naturale all’azione delle mareggiate.
• Elevata produzione di O2 e di materia organica.
• Fonte di cibo diretta ed indiretta,per numerosi organismi e punto di partenza di una complessa rete trofica.
• Area di alimentazione e riproduzione (Nursery area), per numerose specie anche di notevole importanza economica, come pesci, cefalopodi e crostacei.

Fondali rocciosi

I fondali rocciosi offrono un substrato idoneo all’insediamento degli organismi vegetali ed animali sessili ed incrostanti. Molti fattori come ad esempio la temperatura, la pendenza, la profondità, l’idrodinamismo, l’esposizione alla luce ed alle correnti, la disponibilità di anfratti ecc … , influenzano in maniera diretta o indiretta lo sviluppo dei popolamenti bentonici. Quando i fondali presentano uno sviluppo verticale che interessa un ampio intervallo batimetrico, si osserva un’evidente zonazione degli organismi. E’ possibile distinguere una serie di piani, caratterizzati da diversi livelli di idrodinamismo ed illuminazione che possono favorire o meno l’instaurarsi di tipiche associazioni.
La zona intertidale (piano mesolitorale), è per buona parte del Mediterraneo limitata ad una trentina di cm di altezza ed è caratterizzata dalla presenza di alghe brune del genere Cystoseira o verdi come Entheromorpha spp. e Ulva spp. Gli insediamenti animali sono rappresentati da specie che si adattano a cicliche immersioni ed emersioni come ad es. i balanidi, alcuni gasteropodi come Patella sp., Littorina sp. e alcune specie di mitili.
Nel piano infralitorale, la forte illuminazione comporta la formazione di complesse comunità algali che nelle zone in ombra vengono sostituite da animali in prevalenza incrostanti ed in grado di sopportare l’elevato idrodinamismo come ad es. poriferi, briozoi e vermetidi. Qui è possibile osservare una stratificazione nelle comunità ad alghe fotofile caratterizzata inizialmente da uno strato basale incrostante costituito da alghe calcaree, briozoi, vermetidi e serpulidi, cui segue uno strato di alghe a sviluppo verticale e di piccole dimensioni come Halimeda tuna e Halopteris diaphana. I due strati considerati sono costituiti da alghe sciafile che si sviluppano all’ombra di alghe che hanno uno sviluppo verticale molto più pronunciato come Dictyopteris spp. e Cystoseira spp...
Più in basso, nel piano circa litorale si assiste ad una diminuzione dei popolamenti algali, costituiti per lo più da piccole alghe e ad un aumento della frazione animale sessile. In questa porzione è facile trovare specie di poriferi come Polydora spp, bivalvi come Lithophaga lithophaga, Pholas dactylus e simili che con la loro azione bioerosiva determinano in parte la formazione del cosiddetto sedimento detritico costiero.